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Neve

È semplicemente accaduto quello che temevo accadesse: un totale crollo.

Prima sono crollati i muri di casa, l’intonaco all’inizio si staccava a morsi, raschiato dal dolore e dalla perdita. Man mano la polvere veniva giù come fossimo all’interno dell’inverno inoltrato, a fiotti, a fiocchi, si scusate intendevo quello, mica altro.

Poi qualche granello, poi mattoni interi, e niente, è crollato tutto. Tutto quel che pensavo potessero contenere le mura, si, le mura di questa fortezza che è il mio corpo. è crollato tutto, sgretolato come pane secco.

È curiosa la similitudine sacra del corpo come pane, forse siamo tutti un po’ il nostro dio, dei minuscoli dio per noi stessi. Effettivamente io credo sia così. Abbiamo la capacità nascosta di stravolgerci la vita, in meglio intendo, o anche in peggio, dipende dai nostri desideri.

La divinità ha a che fare con il potere e con il controllo, cosa controlliamo e cosa no e chi controlliamo meglio di noi stessi, per quel che riguarda me immagino un piccolissimo bimbo in sella ad un cavallo da rodeo. Imbizzarrito che si confonde con la quantità di polvere che si solleva attorno.

Lo ripeto è crollato tutto, abbiamo un problema, la casa è da rifare da cima a fondo, ah e domani nevica, come se non fosse abbastanza, una casa da rifare e la neve, quanto la odio.

Eppure ci sono stati tempi diversi, nei quali io non odiavo la neve né la temevo. Ci giocavo, assieme alla mia cagnolina che, puntualmente, si mangiava la neve che le tiravo addosso.

Odiare ha a che fare con la paura, esse sono inevitabilmente intrecciate come le dita di mani che pregano.

Qui ritorniamo al principio di divinità che ci investe, senza che noi lo sappiamo.

Abbiamo il diritto, il dovere anche, di fare della nostra vita quel che più ci piace, fosse anche distante chilometri di intenzioni diverse dal desiderio di chi ci sta accanto. “Fate della vostra vita un capolavoro” è qualcosa di profondamente sbagliato, fate della vostra vita il vostro capolavoro lo trovo più corretto.

Appendersi alle parole a volte è una forma di terapia, dove si vuota il sacco e basta, dove però si crede anche disperatamente in quello che si dice.

Ancora una volta: è crollato tutto, domani nevica, la casa è da rifare. Un pezzo alla volta, ritengo necessario provare, ritentare. E, visto che le fondamenta sono abbastanza solide e a volte stolide, apprezzo il fatto di appoggiare un singolo mattone alla volta per rivedere qualcosa di nuovo. Una creazione diversa, solo i pazzi sanno ripetere perfettamente tutto com’era prima, ma non intendo  i pazzi buoni, quelli docili che docilmente assecondano le proprie leggi, intendo i pazzi cattivi, quelli che assoggettano gli altri alle proprie leggi ingiuste.

Apprezzo il tentativo di ricostruire casa

Di abitare in uno spazio diverso

Di estendere secondo il mio desiderio

L’ampiezza dei muri,

voglio che questa nuova casa respiri assieme a me.

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