con il cielo in mano
e la terra dall’altra parte
osavo muovermi controvento
come si muove l’ombra all’alba:
al contrario.
osavo dire
tutto quello che non mi è stato permesso
parlare del mondo
parlare del bene
che ancora non è stato commesso.
danzavo su note
disegnate a mano
dai corvi appoggiati a dei fili.
lievi si levano
queste dolci e infinite poesie:
rime sommesse
povere scommesse
di sconnesse pietre
dove inciampano i miei passi
gettati a formare cerchi
su gelide acque
muta e pur non tacque
la solitaria voce
che si spande
e s’intona
alle lacrime che l’alba ricuce.
splendi o splendida luce
che tutti riescano a vederti.