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La pioggia

Goccia dopo goccia cade, lentamente, si scioglie la malinconia, evapora assieme alla gioia, rimango uno spazio bianco nel quale ogni emozione è un segno, ormai cancellato via. M’osservo, come si guarda l’universo: un po’ spaventanti, un po’ estasiati.
Riconosco le mie costellazioni, le galassie, le esplosioni, le morti di una stella.
Rimangono a poco a poco sbiadite, eco di splendori distanti.
Si preparano in chissà quali angoli nuove nascite, nuovi piccoli clamori di stelle neonate.
C’è un angolo in questo universo dove tutto muore e tutto si rigenera, rinasce in altri posti questo mio lutto, rinasce tra i fiori ingenui, fra le stelle lontane.

La pioggia mi ricorda di te, degli acquazzoni estivi, degli energici salti sulle limpide pozzanghere appena riempite dalle gocce, a volte lievi, a volte pesanti.
Così sei tu, a volte leggero come uno spirito, a volte terreo e silenzioso.

È ancora tutto possibile, come credevo anni fa, quando tutto andava oltre quel che vedevo ma soprattutto quel che provavo?
È ancora tutto intonso, puro, è ancora tutto inviolato, racchiuso come perla in una conchiglia ermetica?

Mi dicono però che la vita è caos, mescolanza, miscuglio, disordine, e tanta gioia.
Mi dicono che la gioia è il disordine vitale, che la vita tende al caos, l’ordine è artificiale, è una sofisticazione dell’uomo che pretende di lasciare una propria impronta in questo terreno di passaggio privo di senso.
Mi dicono che la gioia è nella corrente, nello scorrere forse di questa pioggia incerta il pomeriggio d’autunno.

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