La rosa è quel fiore senza d’esso io non potrei sopravvivere, e la rosa senza di me.
Ricordo anni passati, anni nostalgici, anni in cui sapevo poco di tutto. Sapevo soltanto una cosa: adoravo le rose. Ogni pomeriggio io e mia nonna passavamo a prenderne una da sua madre, ogni pomeriggio una sorpresa: oggi di che colore sarà?
Ogni petalo racchiude un racconto, ogni nota del suo profumo, invece, un mistero.
Conto i petali e mi perdo, mi perdo nei ricordi, preferisco il colore pesca, gli sta bene come un vestito che non si smette mai di indossare.
È come se fosse parte di me, una parte che posso sublimare, una parte che posso anche mostrare.
La rosa sa essere quella bellezza che io non oso e non posso. Ricordo come volessi eliminare ogni spina per renderla più “maneggiabile”, ora invece comprendo l’importanza di quegli aculei vegetali e li apprezzo.
Perché la rosa deve essere colta ben sapendo che ci si può anche pungere. Le spine servono a chi non è realmente motivato nell’apprezzare la sua bellezza da vicino, servono a chi non è in grado di portarsene a casa, la bellezza tramite la sofferenza.
Ho colto una rosa per ricordarti: mi sono punta e ho ricordato i tuoi malumori, ho odorato il suo profumo e mi è venuto alla mente il tuo sorriso.
2 risposte su “La rosa”
Bella riflessione…
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grazie
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